I monumenti

Pozzo sacro e chiesa paleocristiana

pozzo sacro

Descrizione

Pozzo Sacro

Lungo la SS 293, superato l’abitato di Nuxis in direzione Villaperuccio, presso la località Is Pittaus svoltare a sinistra e seguire le indicazioni per la chiesa Sant’Elia; prima di quest’ultima, svoltare a sinistra e andare oltre la località Tattinu.

Il pozzo sacro è connesso ad un villaggio di capanne di diversa tipologia planimetrica e si differenzia dagli altri pozzi nuragici per l’assenza di strutture a vista e del vestibolo. Un’altra particolarità è costituita dalla continuità lineare di scala (28-29 gradini) e di vano d’acqua che formano insieme un vuoto rettangolare lungo m 8,12 e largo 1,25-1,10. Anche la sezione “a bottiglia” del pozzo, ellittico in pianta (m 1,82 x 1,25 altezza m 5,12), lo diversifica dagli templi a pozzo della Sardegna. L’opera muraria interna è di tipo poliedrico. Tra gli ex voto rinvenuti nel sacello, tutti in ceramica, ricordiamo alcune olle globoidi a collo, ollette ovoidi con orlo piano, vasi panciuti con ansa a gomito rovescio, scodelle carenate biansate e ciotole a spigolo, riferibili al Bronzo finale, ed alcuni vasi piriformi con ornato a tratteggio.

Negli anni 2002 e 2003 Fabio Nieddu ha condotto le indagini archeologiche per conto della Soprintendenza per i Beni Archeologici per le Province di Cagliari e Oristano, sotto la direzione scientifica di Vincenzo Santoni.

Bibliografia
G. Lilliu, “Preistoria e protostoria del Sulcis”, in Carbonia e il Sulcis: archeologia e territorio, a cura di V. Santoni, Oristano, S’Alvure, 1995, pp. 38-39.


Chiesa Paleocristiana

Si percorre la SS 130 verso Iglesias e si prendono la SP 2 e successivamente la SS 293 fino al paese di Nuxis. Superato l’abitato si trovano sulla s. i cartelli turistici che indicano il sito campestre di Sant’Elia di Tattinu, meta di pellegrinaggi. L’ultimo tratto, pavimentato a ciottoli, conduce alla chiesa.

La chiesa di Sant’Elia si eleva sulla valle percorsa dal rio Tattinu. L’area, antropizzata fin dalla preistoria, fu abitata anche in età nuragica, come testimoniano un villaggio e un pozzo sacro. La successiva presenza romana ha lasciato strutture edilizie oggi allo stato di rudere. L’impianto della chiesa in età bizantina è connesso a insediamenti legati allo sfruttamento delle risorse minerarie.

Per apprezzare la chiesa nelle sue forme originarie bisogna ricorrere a vecchie fotografie in bianco e nero, poiché il restauro moderno ha stravolto i dettagli dell’edificio, chiaramente riconducibile all’architettura cruciforme della Sardegna bizantina.
Le murature d’impianto dovevano essere caratterizzata dall’uso di conci squadrati agli angoli dell’edificio, mentre i tamponamenti dovevano essere in pietrame misto di minori dimensioni.
La pianta è cruciforme con bracci uguali sormontati nel punto di incrocio da un tiburio quadrangolare sovrastato da ciò che appare come la parte più alta di una cupola molto allungata quasi ogivale, completamente intonacata così come il tiburio.
Nella facciata, sormontata da campanile a vela, si apre il portale principale, del tipo ad architrave monolitico gravante sulle murature perimetrali. I quattro bracci sono voltati a botte ed esternamente coperti da tetti a spioventi con tegole. All’incrocio dei bracci si eleva la cupola, impostata su rudimentali scuffie. L’attuale cupola è moderna poiché l’originale crollò nel 1909. Non è originario neanche il braccio O, ricostruito più corto rispetto all’originale.

La chiesa, praticamente sconosciuta prima degli anni Sessanta del secolo scorso, è stata pubblicata da Renata Serra, che l’ha inserita nel novero dei piccoli edifici cruciformi della Sardegna bizantina.

Bibliografia
R. Serra, “La chiesa quadrifida di Sant’Elia a Nuxis (e diversi altri documenti altomedievali in Sardegna)”, in Studi Sardi, XXI, 1968-70, pp. 30-61;
R. Coroneo-M. Coppola, Chiese cruciformi bizantine della Sardegna, Cagliari, 1999, pp. 35-36;
R. Coroneo-R. Serra, Sardegna preromanica e romanica, collana “Patrimonio artistico italiano”, Milano, Jaca Book, 2004, pp. 69-70;
R. Coroneo, Chiese romaniche della Sardegna. Itinerari turistico-culturali, Cagliari, AV, 2005, pp. 103. 

Ultimo aggiornamento: 08/03/2024, 11:37

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